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Marco Aurelio Cutrufo di Workengo.it

Con grandissimo piacere oggi siamo a tu per tu con Marco Aurelio Cutrufo, giovane imprenditore e consulente di comunicazione digitale. Con più di 8 anni di esperienza in Italia si è specializzato nella materia della Reputation Management per aziende e persone fondando Workengo.it: il primo network italiano di professionisti specializzato nella difesa e nel potenziamento della reputazione digitale. 

Oggi con Marco Aurelio affronteremo tematiche differenti da quelle che trattiamo solitamente, queste però sono davvero di grande interesse e comunque collegate al mondo finanziario. Non perdiamo tempo e iniziamo la nostra intervista!

1. In base agli studi di We Are Social e Hootsuite in Italia il 92% della popolazione ha accesso alla rete internet, stiamo parlando quindi di più di 54 milioni di persone che quotidianamente contribuiscono attivamente alla ricerca e divulgazione delle informazioni sul web. 

Quanto è determinante per una persona fisica o giuridica godere di un’ottima reputazione e preservarla?

E’ sempre stato importante avere una buona reputazione; basti pensare che il concetto di reputazione lo ritroviamo come condizione necessaria per governare un popolo, ad esempio durante il medioevo. Durante l’influenza cattolica della chiesa romana, si organizzavano congiure reputazionali per delegittimare un potere ed i suoi regnanti, mostrandoli come eretici di fronte il loro stesso popolo cattolico; un pò come succede oggi con la guerra delle fake news detta, infowar, fra stati e continenti per interessi politici. Oggi la reputazione però diviene digitale ed il mondo moderno tecnologico amplifica gli effetti e conseguenze di qualsiasi fenomeno umano. 

La statistica della penetrazione digitale sopra citata è sintomo del mondo moderno, ma la chiave per assimilare l’importanza della reputazione è capire il come i miliardi di persone preferiscono utilizzare il web per prendere decisioni quotidiane.

Gli utenti grazie al web decidono cosa comprare ed a che prezzo, a chi affidarsi ed in cosa credere; ecco che la persona fisica ed il soggetto giuridico ( ad esempio un’azienda) hanno lo stesso bisogno: fare una buona prima impressione e trasmettere immediatamente fiducia nei propri pubblici per assicurarsi un destino sereno e pieno di successi.

 

2. Parliamo delle finte recensioni, ci sono vere e proprie società che le vendono a pacchetti con ogni fascia di prezzo. Spesso queste però non si limitano a elogiare attività ma vengono anche utilizzate per affossare la concorrenza. Cosa si può fare in merito?

Questa è una pratica davvero ingiusta e si è diffusa anche sui social. Infatti ultimamente per depotenziare l’account Instagram di un competitor i malintenzionati inviano migliaia di account falsi bot, che vanno ad aumentare la probabilità, che Instagram stesso possa pensare che l’account in questione è di bassa qualità e di conseguenza concederà meno visibilità ai post ed in più c’è il rischio che Instagram congeli il profilo. Detto questo, su Instagram basterà bloccare gli account finti. 

Per quanto riguarda le recensioni è un altro paio di maniche. Infatti, distinguere il diritto di critica dalla diffamazione non sempre è automatico ed ecco perchè le piattaforme come Google My Business, TripAdvisor ed altre, garantiscono l’eliminazione delle recensioni negative solo per alcuni casi specifici e riconoscibili.  Fra i vari casi c’è il terrorismo, contenuti sessualmente espliciti, spam, il citare e fare confronti con il nome di un competitor diretto. Naturalmente ciò non risolve il problema ed allora molto spesso il nostro team di #PuliziaDigitale, viene contattato da aziende che cercano di rifarsi legalmente ma il 90% delle volte la giurisprudenza non può essere utilizzata per tutelare i canali di recensione. 

C’è infatti una sentenza della Corte di Cassazione che stabilisce che il diritto di critica è sacrosanto, quando si parla di un utente che commenta un’attività economica ma i limiti ci sono: non bisogna scrivere cose false, poiché si incorre nel reato di diffamazione e non bisogna usare turpiloquio (Diritto di Critica Vs Diffamazione come riconoscere le differenze)

La soluzione è presidiare quotidianamente i canali di recensione, rispondendo in modo professionale ed aperto al dialogo ma soprattutto all’ascolto delle critiche oneste. Ciò eviterà all’azienda di incorrere nei rischi del non rispondere alle recensioni, ovvero la perdita di business, diffidenza immediata, passaparola negativo, reputazione negativa, come dicono le ultime ricerche di TripAdvisor.

Di fronte un competitor, invece, bisogna evidenziare il sospetto, e comunque rispondere alle accuse in modo garbato, come negli esempi qui di seguito:

Comunque ogni caso fa scuola ed è da valutare, non esiste un template standard da consigliare senza conoscere l’industria e le dinamiche interne alle aziende.

 

3. Stiamo vivendo una crisi senza precedenti ma da essa alcune aziende sono riuscite a rafforzare la propria reputazione attraverso iniziative online che le persone hanno accolto con favore: una costante e attenta presenza online e un alto grado di reputazione sono due fattori strettamente collegati?

Su questo argomento non mi dilungherò molto, come mi rispose durante un’intervista all’ex direttore della comunicazione di Walt Disney Company, “Non esiste la reputazione digitale. Esiste la Reputazione, di cui la reputazione digitale è un versante molto importante.“ (qui l’intervista integrale).

Sono le azioni, che offline ed online, compongono la reputazione di un’azienda e di una persona, certamente ignorare uno dei due aspetti sarà fatale. La reputazione decide qual è il grado di negoziazione potenziale di un’azienda o di una persona. Un’azienda con una reputazione molto positiva come Google, avrà un grado di attrattività molto forte rispetto un’azienda con una reputazione neutrale, verso tutti i pubblici di riferimento ( es. clienti, media, istituzioni, dipendenti ed altri). 

Il maggiore potere negoziale di una buona reputazione permette di ridurre i costi e quindi di ottenere maggiori opportunità in ogni contrattazione. Quello che i brand devono sapere è che il costo di acquisizione cliente è inversamente proporzionale al grado reputazionale ed infine alla customer retention.

 

 

4. Le aziende si preoccupano di fare una buona impressione sui clienti ma perchè le persone devono fare attenzione a ciò che viene scritto sul web sul loro conto? 

Perchè viviamo nella così detta Reputation Economy, l’economia basata su quello che le persone dicono, pensano (io aggiungerei trovano sul web) su di noi. La ricerca di Adecco, in collaborazione con la Cattolica di Milano, del 2019  “Work Trends Study 2019: social recruiting”  spiega che  il 44,1% dei Recruiter dichiara di aver scartato un candidato sulla base delle informazioni trovate in rete; quindi della sua web reputation.

Dunque i selezionatori, inserendo il nome e cognome del candidato, prendono decisioni in base a quanto le informazioni che trovano in prima pagina di Google ( e sui social network), siano professionali e convincenti. Allo stesso modo lo fa il cliente con il suo avvocato o commercialista, la banca con l’imprenditore che vuole dei finanziamenti, lo stesso commerciale con il suo cliente.

 In un mondo di questo tipo bisogna dunque fare attenzione alla privacy ed all’immagine che viene percepita sulla rete perché ogni cosa può essere usata come punto debole.

 

5. Si parla di brand ambassador e di influencer: è solo una moda oppure le aziende devono affidarsi al mondo dei social e del passaparola?

Gli influencer intesi come “vip” che fanno promozione sui social sono sicuramente una moda, ma l’azienda per definizione dentro di sé ha già degli influencer e degli ambasciatori che se attivati nel modo giusto, possono fare sia difesa che potenziamento della reputazione aziendale e di ciò che si vende: stiamo parlando delle risorse umane e perfino degli imprenditori stessi che hanno bisogno di aggiornarsi con formazione in azienda sulla digital transformation.

Bisogna prendere ormai per assodato che ciò che il tuo dipendente, il tuo socio fa nella vita personale, può ripercuotersi sull’immagine e sull’integrità dell’azienda stessa.

Per questo il valore in borsa di un’azienda ormai è direttamente dipendente dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato, ma anche dai comportamenti dei singoli, basta che abbiano una minima rilevanza mediatica. Prendiamo Elon Musk, ogni volta che Twittava, era in grado di bruciare miliardi di dollari in borsa sui titoli azionari tanto da guadagnarsi il divieto di improvvisare sui social su determinati argomenti. ( i Tweet più imbarazzanti di Elon Musk).

Da queste storie possiamo solo imparare a comportarci in modo efficace nel mondo digitale, come e forse di più, faremo nel mondo analogico, poiché gli effetti possono essere devastanti o meravigliosi.

Chiudiamo l’intervista a tu per tu con Marco Aurelio Cutrufo ringraziandolo per il tempo che ci ha dedicato prendendo parte a questa lunga ma stimolante chiacchierata. È stato un vero piacere per noi affrontare dei temi così interessanti con un esperto del settore!

Se anche te vuoi essere ospite della nostra rubrica “a tu per tu con” contattaci inviando una email a n.procacci@hexacredit.com

 

28/09/2020
A cura di: Nicolò Procacci

Quando il recupero crediti diventa stalking?

Chiamate in tutte le ore della giornata, valanga di sms e minacce telefoniche: quando il recupero crediti diventa stalking? Nonostante il recupero di un credito sia un diritto riconosciuto e tutelato dalla legge, nei casi più gravi e in presenza di determinati comportamenti può tramutarsi in un reato perseguibile penalmente.

Le condotte delittuose che portano l’azione di recupero crediti a trasformarsi in reato sono molte e ci sono aziende che operando in modo non etico si avvalgono quotidianamente di queste pratiche (dei rischi ad affidarsi a queste società ne abbiamo parlato QUI).

Per la legge si configura il reato di atti persecutori o stalking quando chiunque con condotte ripetute nel tempo, minaccia o molesta taluno in modo da:
1. Provocargli un grave stato di ansia o paura;
2. Suscitare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona legata da relazione affettiva;
3. Costringe la vittima a modificare le proprie abitudini di vita;

Numerose chiamate ogni giorno senza limiti orari a prescindere dal tono, l’invio massivo e continuo di fax ed e-mail sono tutte azioni che possono portare alla configurazione de questa fattispecie che la legge punisce con la reclusione minima di sei mesi e massima di cinque anni.
Lo stato di grave ansia o paura (punto 1) può essere anche provocato dalle visite domiciliari dell’esattore. Questo non essendo un pubblico ufficiale, né un ufficiale giudiziario, non può in nessun modo introdursi in casa senza il consenso del debitore.
Allo stesso modo anche l’affissione degli avvisi di mora nell’androne del condominio o sulla porta di casa costituisce una grave violazione della privacy. In aggiunta è fatto assoluto divieto per l’esattore contattare persone estranee al debito e vicine al debitore come colleghi, parenti o amici.

In Italia un buon aiuto per capire quando il recupero crediti diventa stalking ci viene fornito dall’UNIREC (Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito), ovvero l’associazione di categoria delle imprese che forniscono, tra gli altri servizi, il recupero del credito.
Tra i suoi scopi c’è quello di garantire un approccio etico, trasparente e professionale nello svolgimento di questo lavoro. Per raggiungere tale fine ha predisposto un documento ufficiale, il Codice di Condotta per i Processi di Gestione e Tutela del Credito (raggiungibile cliccando qui) che predispone le regole a cui le società di recupero devono scrupolosamente attenersi, queste sono alcune delle prassi che sono tenute a rispettare:

Art 7. Contatti Telefonici
(2.a) Nell’arco della medesima giornata, salvo diversi accordi, può svolgersi al massimo un colloquio effettivo col debitore a seguito di attività outbound;
(2.b) nell’arco della medesima settimana, salvo diversi accordi, possono svolgersi al massimo tre colloqui effettivi col debitore a seguito di attività outbound.
3. Gli incaricati del Professionista, salvo diversi accordi con il Debitore/Consumatore, anche in relazione a particolari esigenze manifestate esplicitamente da quest’ultimo, non possono effettuare contatti telefonici durante le festività nazionali ed in orari diversi dai seguenti: 8.30-21.00 dal lunedì al venerdì; 8.30-15.00 il sabato;
Il codice di condotta continua poi stabilendo con l’Art.8 le regole per i contatti epistolari e digitali, con l’articolo 9 invece prevede le disposizioni per le visite domiciliari.

Per tutelarsi nel caso in cui il recupero crediti diventi stalking si possono intraprendere diverse strade. Prima di agire per le più costose vie legali è sempre consigliabile effettuare un tentativo attraverso l’apertura di un reclamo (anche tramite PEC) nei confronti della società per la quale lavora l’esattore. Se questo dovesse risultare inutile allora si può valutare di segnalare il tutto all’UNIREC, se anche questa via non giunge ad alcun risultato allora non resta che rivolgersi ad un avvocato.

Noi di Hexa siamo molto severi circa il rispetto delle normative imposte e già dal momento dell’assunzione pretendiamo che i nostri operatori siano ben consapevoli dei limiti che non vanno per nessun motivo superati. Dedichiamo tempo e risorse alla formazione che ogni esattore deve affrontare prima di poter gestire autonomamente una pratica. Ogni segnalazione riguardante l’operato di un nostro dipendente viene attentamente esaminata per verificare l’eventuale presenza d’irregolarità e ci auguriamo che questo valga anche per altre società come la nostra.

Manuela Balsotti di Alba Moda

Oggi siamo davvero contenti di dare il benvenuto sul nostro blog agli amici di Alba Moda, siamo a tu per tu con la gentilissima Manuela Balsotti. 

Questo brand leader nel panorama della moda italiana e del made in Italy ha la sua sede in Toscana, terra di grandi tradizioni mantenute in vita grazie all’amore degli abitanti e degli antichi artigiani. Veri e propri punti fermi per Alba Moda sono la cultura dell’artigianato, l’entusiasmo per il proprio lavoro e la soddisfazione per la qualità del prodotto.

– Oggi sembra proprio che le abitudini degli italiani siano cambiate: le persone si stanno abituando all’idea di uno shopping da fare comodamente da casa e il Covid19 ha accelerato indubbiamente questo processo. Può questo rappresentare una insidia per Alba Moda o piuttosto una opportunità?

Le abitudini degli italiani stanno certamente cambiando come anche quelle di tutto il mondo occidentale: globalizzazione, vendite online, smart working, chiusura delle attività commerciali causa pandemia Covid sono solo degli esempi. I mercati globali ed i consumi fino a quelli al dettaglio si stanno modificando sia per quantità che per destinazione. Lo shopping online è divenuto una necessità prima ancora di una scelta e certamente cambierà sempre di più le abitudini ma da anni la nostra società collabora con i maggiori distributori di vendite online. Il processo, accelerato negli ultimi tempi, inizialmente è stato visto come una insidia, ma a partire dalle presentazioni complanari, sia agli agenti di vendita che ai clienti della grande distribuzione, che alle pubblicità e alle fiere online, abbiamo ampliato le nostre conoscenze e di conseguenza tutte le attività commerciali e di divulgazione online. Ci stiamo preparando per far diventare ciò che pareva un’insidia un opportunità di rinnovamento e crescita. Le nostre collezioni sono in vendita per esempio su Yoox, Zalando e sul canale QVC Italia dove stiamo ottenendo ottimi consensi e vendite.

 

– Il commercio ha risentito moltissimo delle limitazioni imposte in tutta Europa e nel mondo al fine di prevenire la diffusione del Coronavirus, come ha reagito Alba Moda a questa crisi?

Alba Moda sta reagendo ed ha iniziato a divulgare un messaggio ai propri clienti: “iniziamo con questi due hashtag #thisisionlythestart #togheterwearestronger, scriverli ed usarli è il nostro modo per “riconnetterci” con Voi ed affrontare questo momento con un nuovo approccio e con grandi motivazioni.” Il periodo che abbiamo vissuto e del quale stiamo ancora seguendo l’evoluzione ci ha messi tutti duramente alla prova, ma ci è stato utile per fare valutazioni profonde e attuare un importante piano di ristrutturazione. In un frangente storico così difficile a selettivo per tutta l’economia stiamo mettendo in campo importanti energie economiche ed umane.  L’obiettivo ovviamente è quello di dare all’azienda un futuro solido e ai clienti il migliore supporto in termini di prodotto e servizio. Il nostro team è stati “rimodellato” con l’inserimento di alcune figure professionali importanti, siamo felici di dare il benvenuto: al Financial Director Carlo Ghezzi, al nostro Operation Manager Carlo Moretti (ex O.M di Geox) responsabile di tutta la nostra organizzazione tecnica e produttiva ed infine al Product Manager Rudy Cesaretti, che sarà responsabile delle linee Manas e Krio.

Inoltre, dalla prossima stagione, oltre alle nostre collezioni Alba Moda/Paola Ferri, presenteremo la nostra nuova collezione di scarpe da uomo Sandro Ferri di cui Luca Lazzeri sarà il Product Manager.  Come potrete capire il nostro impegno è totale e le iniziative sono molte ma non ci spaventano. Riteniamo invece che questo sia il miglior modo di affrontare il futuro in modo dinamico e produttivo. Oggi si gira pagina, affrontiamo questo nuovo capitolo insieme con coraggio e la passione che da sempre ci contraddistingue e ci guida.

 

–  Questa crisi non ha risparmiato neanche le grandi catene come “Scarpe e Scarpe” (che a luglio ha presentato istanza di concordato preventivo), prevedete un periodo in cui sarà più difficile ottenere i pagamenti dovuti?

Il periodo sarà disastroso. La nostra azienda, per prassi, intrattiene rapporti commerciali con clienti coperti da assicurazione crediti. Vero è però, che a causa di questo momento purtroppo stiamo vivendo e vivremo un periodo con innegabili difficoltà di mercato. Il calzaturificio ha subito ridimensionamenti anche per quanto riguarda gli affidamenti dei crediti. Rapporti stretti con la clientela, visite degli agenti e solleciti diretti sono le principali azioni che stiamo effettuando. 

 

– Strettamente collegata alla precedente, quali misure pensare di attuare per far fronte alle difficoltà dei vostri clienti di rispettare le scadenze?

Il nostro impegno sarà ancora più incisivo e con l’aiuto di Coface e la nostra agenzia di recupero crediti di fiducia: VOI, cercheremo di monitorare ed incassare i nostri crediti pur accordando dilazioni e facilitazione per i clienti virtuosi.

 

– Ci salutiamo chiedendo a Manuela come vede il futuro

Organizzazione del presente, progetti su cui lavorare e tanto impegno con un pizzico di fortuna!

La nostra piacevolissima chiacchierata con Manuela finisce qui, non ci resta che ringraziarla per tutto il tempo che ci ha dedicato e augurarle un buon lavoro, ci auguriamo di poter visitare presto la loro bellissima sede di Certaldo.

Se avete perso la precedente intervista a Marco Dalla Brea di Sebach clicca qui, la nostra rubrica “A tu per tu” avrà presto nuovi protagonisti!

 

14/09/2020
A cura di: Nicolò Procacci

Non è mai troppo tardi per affidarsi ad Hexa!

Non è mai troppo tardi per affidarsi ad Hexa!

Il momento in cui una fattura (che sia di grosso importo o meno non importa) non viene pagata purtroppo prima o poi, capita a chiunque.
Essere selettivi nei riguardi dei clienti con cui si lavora a volte non è abbastanza, i controlli eseguiti prima di cominciare un rapporto di affari sono molto utili ma non sempre riescono a captare i primi segnali di pericolo.

Quando questo accade inizialmente non ti preoccupi, ti rendi conto che può capitare che le fatture vengano pagate dopo che siano scadute, poi però questi ritardi cominciano ad essere troppo regolari e i pagamenti si accumulano.

Se hai già maturato nella tua testa l’idea di affidarti a una società di recupero crediti significa che è giunto il momento per farlo. Abbandona le ultime remore, magari dovute alle storie su come il loro coinvolgimento può influenzare la tua reputazione e le relazioni che hai creato con i tuoi clienti. I nostri operatori specializzati sanno che preservare la considerazione di cui godono i nostri clienti è una delle cose a cui devono dedicare più attenzione durante la loro attività di recupero.

Sappi che se ancora credi di poterne fare a meno il cliente che ti sembrava disponibile e pronto a pagare probabilmente diventerà sempre più elusivo circa la propria posizione, le settimane si trasformano in mesi e invece del pagamento ricevi solamente delle scuse.

Alla fine le tue chiamate non hanno alcuna risposta e le raccomandate tornano a destinazione, a questo punto ti chiederai se sia troppo tardi per recuperare il tuo credito. In Hexa siamo abituati ad affrontare questa situazione, il debitore infatti potrebbe aver cambiato atteggiamento a causa di uno dei seguenti motivi:

1. Si trova ad affrontare problemi finanziari con più creditori e non riesce a soddisfarli tutti;

2. Ha deciso semplicemente di non pagarti più, per motivi che possono essere tra i più svariati;

3. Hanno lasciato l’Italia e credono di essere ormai irrintracciabili e di non onorare più i loro debiti;

Ovviamente il nostro consiglio è sempre quello di contattarci tempestivamente per poter procedere a un recupero più veloce, ma non temere, per ognuna delle precedenti ipotesi abbiamo la soluzione appropriata da proporti.

Nel recupero non ci fermano nemmeno i confini nazionali, tra i nostri servizi c’è anche il recupero estero. Il tutto avviene rispettando nel modo più assoluto i nostri valori di professionalità ed etica. Per Hexa ogni debitore merita di essere trattato con rispetto e dignità perché crediamo fortemente che instaurare un dialogo con il nostro interlocutore sia fondamentale per il raggiungimento del risultato.

Siamo fieri di riuscire ad ottenere i risultati attesi senza ricorrere a metodi discutibili di cui si fa purtroppo largo uso in questo settore e il nostro staff esperto e preparato non vede l’ora di cominciare a recuperare il tuo denaro perché non è mai troppo tardi per affidarsi ad HEXA!

Marco Dalla Brea – Sebach

Cinque domande a Marco Dalla Brea di Sebach

Non potevamo avere un ospiti migliori di Marco Dalla Brea  e Cristina Galieni per inaugurare la sezione di questo blog. Il rapporto che ci lega agli amici di Sebach ha radici profonde, la nostra esperienza insieme è iniziata nel 2013 e da allora è cresciuta fino a diventare quella che oggi è un legame solido.

L’azienda che rappresentano oggi Marco e Cristina Galieni è ormai una grande realtà societaria, fondata nel 1987 in quel di Certaldo è leader nella fornitura e noleggio di bagni mobili per cantieri ed eventi, alzi la mano chi non ne ha mai visto uno, praticamente impossibile! Ogni giorno infatti gli amici di Sebach muovono qualcosa come 25.000 bagni chimici mobili su tutto il territorio nazionale grazie a più di 80 concessionari e più di 1.500 punti noleggio. 

Cominciamo la nostra chiaccherata ponendo la prima domanda legata inevitabilmente al periodo attuale che stiamo vivendo.
 
1. Purtroppo il nuovo Coronavirus ha portato alla completa cancellazione della stagione dei concerti e degli eventi in generale, come avete affrontato le conseguenze di questa crisi?
 
Abbiamo compensato con altri campi di applicazione ovvero i lunghi termini: ospedali e aziende per trasportatori terzi, sono questi i primi settori che ci hanno permesso di traghettare l’attività alla riapertura dei cantieri edili.
(Cristina Galieni – Responsabile Commerciale)
 
2. Se cerchiamo un lato positivo in questa crisi sanitaria possiamo pensare al fatto che d’ora in avanti si sentirà ancora con più forza la necessità di garantire elevati standard di igiene in luoghi pubblici  ed in questo Sebach è una garanzia, le soluzioni “no touch” sono il futuro? 
 
Assolutamente si, la maggiore sensibilità al tema igienico-sanitario porterà nel tempo a maggiore attenzione al prodotto/servizio e questo si sposa perfettamente con la nostra filosofia che è improntata alla continua innovazione.
(Cristina Galieni – Responsabile Commerciale)
 
3. Vista l’attuale situazione la fiducia che riponete nei vostri clienti ha subito dei cali? 
 
Direi di no, sicuramente abbiamo molti nuovi clienti che dobbiamo “imparare” a conoscere più approfonditamente.
(Cristina Galieni – Responsabile Commerciale)
 
4. Nel prossimo futuro vi aspettate un periodo in cui sarà difficile ottenere i pagamenti dovuti? 
 
Ci aspettiamo una flessione, oserei dire più “psicologica” che fattuale, pertanto passeggera e sono sicuro che avremo ottimi risultati. Sicuramente molto dipenderà da due fattori:
  • Dall’incremento dei default di clienti che inevitabilmente ci saranno, ma non li riteniamo comunque in ugual misura rispetto alla crisi 2008/2014.
  • Dalla malaugurata ipotesi che in Italia dovesse essere ripristinato in un nuovo lockdown. Questo causerebbe un ulteriore, rilevante, spostamento in avanti dei rientri pattuendi ma probabilmente un numero di default significativamente maggiore.
In assenza di questa seconda eventualità riteniamo che da settembre il sistema potrà tornare in equilibrio ed anzi, dovessero essere confermate le operazioni di finanziamento dei lavori edili con procedure facili ed accessibili, ci aspettiamo maggiore liquidità del sistema.
(Marco Dalla Brea – Credit Manager)
 
5. Come pensate di venire incontro ai clienti che avranno difficoltà nell’adempiere alle proprie obbligazioni?  
 
Fin da marzo 2020, abbiamo attuato proposte di dilazionamento dei debiti nei nostri confronti, puntando a ottenere il rispetto delle condizioni dalle scadenze di maggio in poi e di porre a rientro gli scaduti generati nel periodo di lockdown.
(Marco Dalla Brea – Credit Manager)

Agli amici Marco Dalla Brea e Cristina Galieni va il nostro ringraziamento per averci dedicato il loro tempo rispondendo alle nostre domande. Non vediamo l’ora di rincontrarvi di nuovo, magari davanti ad un caffè!

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